13 comportamenti e le operazioni. È proprio la definizione del dottore angelico che secondo noi diventa un attributo essenziale chiarificatore della motivazione che spinge il docente a voler a tutti i costi raggiungere un ri-sultato, “quel risultato” che sente den-tro e che è secondo noi rinvenibile proprio nella natura umana, che in quanto tale anela al bene e, nello spe-cifico caso del docente, allo sviluppo della persona/studente che è chiama-ta a formare. Étienne Gilson nell’opera “Il Tomismo” scrive: «Non v’è perciò niente di supe-riore alla persona in tutta quanta la natura: persona significat id quod est perfectissimum in tota natura. Ora ogni uomo è una persona […] In quan-to sostanza dotata di ragione, egli è un centro autonomo di attività e la fonte delle determinazioni che gli sono pro-prie. È innanzitutto il suo atto di esiste-re che costituisce ciascun uomo nel suo duplice privilegio di essere una ragione e di essere una persona; tutto ciò che sa, tutto ciò che vuole, tutto ciò che fa, scaturisce dall’atto stesso in forza del quale egli è quello che è» ( É. Gilson, Il Tomismo, Introduzione alla filosofia di Tommaso d’Aquino, Jaca Book SpA, Milano, 2010, p.501.) Proviamo a rapportare alla morale questa definizione di uomo e capiamo facilmente dove si vuole arrivare, l’agi-re morale di una persona è un agire che è proprio della persona stessa, del suo costitutivo ontologico, ossia è un agire che rende il soggetto legislatore, giudice e sottoposto al giudizio della legge del bene e del male, un giudizio che promulga, applica e sanziona egli stesso e che è la risultante unica di ciò che la ragione sapientemente dispo-ne. Ovviamente, al di fuori di questo im-perativo morale (se vogliamo dirla alla maniera di Kant), il docente sperimen-ta di fatto uno scoraggiamento e scon-forto, a causa del suo agire incerto e frammentario dovuto alla precarietà della sua natura che è incapace di ten-dere naturalmente al bene. Quante volte ci sarà capitato di dover pensare a quale azione intraprendere, a quale metodo seguire, su quale approccio orientarci? Questo non deve demoti-varci, dobbiamo solo comprendere che la mancata certezza è la risultante della nostra debolezza e incapacità di raggiungere in maniera certa e sicura il fine, chiamiamola meglio imperfezione (Cfr. G. Kostko, Beatitudine e vita cri-stiana, nella Summa Theologica di S. Tommaso d’Aquino, ESD, Bologna, 2005, pp. 356-361) Voi lettori, potreste in questo momen-to incolparmi di aver assunto posizioni troppo filosofiche e poco veritiere, però noi ci sentiamo di rispondere che il costrutto proposto finora è il frutto di evidenze e risultati che possiamo tranquillamente sperimentare nella nostra vita e che danno pienamente autorevolezza a quanto abbiamo espo-sto finora. In pratica se agiamo sempre così è perché siamo fatti così e questo non deve assolutamente scoraggiarci perché come dice Tommaso la sostan-za rimane invariata e quella sostanza sa bene cosa vuole e dove direzionarsi. Alla luce di tutte queste considerazio-ni, penso sia ora chiaro che la voglia di fare e fare bene per gli studenti è una determinazione che ci appartiene e che è iscritta nella persona, ecco per-ché, adesso ci sentiamo di ammettere che quel “Chi me lo fa fare” è una esclamazione istintiva, che non trova nessun riscontro nell’essenza umana quando questa opera secondo quanto risiede nel suo intimo e poi se Boezio, Tommaso d’Aquino e tanti altri filosofi e pensatori hanno trascorso una vita intera per comprendere questo cam-mino interiore, evidentemente un mo-tivo di fondo deve esistere; ma ripeto, la controprova deriva dalla nostra ostentazione come docenti a voler riprovarci nonostante i disagi e le diffi-coltà. In chiusura ci soffermeremo in poche battute al commento di un testo di Federico Batini “I Quaderni della ricer-ca”, per i docenti che andranno a svol-gere nel prossimo anno il ruolo di Tu-tor ed orientatore. L’orientamento a pag. 20 è definito come educazione continua e pertanto è da seguire lungo tutto l’arco della vita, il punto di svolta risiede, rispetto ai modelli degli anni precedenti, nel ruolo che viene dato al soggetto da orientare che viene messo al centro del sistema e, una volta che gli venga-no forniti gli strumenti e le competen-ze, riesce ad auto-orientarsi rispon-dendo al bisogno di controllo e di per-cezione del controllo. L’empowerment non è altro che questo, ovvero un con-trollo dello studente sulle proprie scel-te e sulla propria vita. Il soggetto conosce, scruta, coglie e alla luce delle sue predisposizioni, na-turalmente converge verso ciò che gli è congeniale. Ovviamente, questa di-sposizione risente molto di tanti fatto-ri, primo tra tutti la realtà nella quale si insiste. Il docente, per quanto sembri non essere proprio presente, in realtà for-nisce allo studente una tavola imban-dita da queste possibilità, risorse, sa-peri ed attraverso diversi modelli orientativi quali quello informativo, formativo, di transizione e di tante altre canalizzazioni verso cui il termine può scivolare, riesce ad agevolare il delicato moto esentando lo studente da direzionamenti imposti e di parte. Il futuro non è ancora delineato, le competenze non sono ancora formate e pertanto le scelte sono in via di defi-nizione, resta essenziale in questo momento la funzione del docente Tu-tor che pone lo studente in una condi-zione di formulare la scelta, di co-struirla e soprattutto di comprendere che non è una scelta valida una volta per tutte, potendo, cammin facendo, puntare un bersaglio diverso, o meglio ancora costruirne uno ex-novo. Noi crediamo che l’attività del docente è da configurarsi nell’ambito di una missione e se abbiamo dato in questo articolo tanta attenzione alla persona e se ancora la scuola stia facendo an-cor di più passi da gigante verso que-sta comprensione, riteniamo giusta e feconda tale strada. Non ci resta altro che spenderci tenen-do nel cuore, al di sopra di ogni ricom-pensa o remunerazione, una funzione nobile dalla quale non possiamo fuggi-re perché è parte della nostra stessa essenza; ecco perché il docente vero e motivato non riesce ad allontanarsi da questo mandato, generando tante volte dei veri e propri miracoli con gli studenti che diventano, e scusatemi se sarò forse un po’ troppo sentimentale, dei pezzi di cuore, che si fondono in un’unica dimensione di relazione e amore. .